L'auto elettrica è una chiara priorità nel percorso verso una mobilità climaticamente neutrale. L'industria automobilistica tedesca ha già investito 350 miliardi di euro e continua a investire pesantemente in ricerca, sviluppo e produzione. Siamo già campioni europei di mobilità elettrica. Gran parte delle batterie viene già riciclata e ci sono anche promettenti progetti pilota per la guida autonoma. Siamo tecnologicamente pronti: c'è tutto! Per questo è più che mai importante fornire un chiaro orientamento al mercato per creare sicurezza ai clienti, continuare a fare investimenti affidabili nelle infrastrutture di caricamento e dare impulso alla riorganizzazione delle catene di fornitura. Di questo e di altro ho parlato con Rita Querzè per il Corriere della Sera - nel giorno del nostro evento sulla mobilità con la partecipazione di Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (#MASE) e di molte aziende del settore.
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"Flop auto elettriche, nel 2035 guideremo ancora veicoli con motori termici: lo dicono i numeri" di Andrea Muratore Automotive: i dati di settembre spiegano perchè l'elettrico non potrà imporsi nei prossimi anni. Le politiche Ue hanno solo spalancato le porte al Made in China e a Tesla Nel 2035 guideremo ancora auto con motori termici: lo dicono i numeri. I dati di settembre 2024 sul mercato europeo dell’auto spiegano perché con ogni probabilità nel 2035 non avremo ancora abbandonato l’endotermico nell’Unione Europea: semplicemente perché già oggigiorno le prospettive di lungo termine della decisione di sospendere la vendita di auto motorizzate in maniera diversa dall’elettrico, nonostante decenni d’investimenti nella decarbonizzazione e nell’efficienza, sta creando problemi agli investimenti strategici delle case e provocando una contrazione delle capacità operative dei maggiori gruppi. Tutto a vantaggio dei colossi stranieri, come Tesla, BYD ecc..
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La crisi dell’auto è su tutti i giornali. Costruttori e Governi criticano l’Europa per la scelta di fermare le vendite di motori a benzina e diesel nel #2035 e passare all’#autoelettrica. Tuttavia “i segnali che il futuro del drive train andasse nella direzione dell’elettrico erano evidenti da almeno 6-7 anni prima” della formalizzazione del phase-out. Lo spiega il professor Francesco Zirpoli, direttore dell’Osservatorio TEA, nell’articolo “La tempesta perfetta sul settore auto” presentato all’evento “Quale finanza per la transizione alla mobilità elettrica?”, tenuto dal think tank ECCO a Milano. “I produttori europei, pur essendo dotati della tecnologia per competere sull’elettrificazione, hanno lasciato che i competitor USA (come Tesla) e asiatici avanzassero sull’offerta di prodotto, accumulando un ritardo sia in termini di offerta di prodotto, sia di sviluppo del processo produttivo”. “Il gap di costo tra le auto elettriche dei legacy car maker e di Tesla, BYD e altri produttori cinesi risiede principalmente nell’efficienza raggiunta nei processi produttivi”. Le differenze più evidenti si notano nel segmento delle auto di piccole dimensioni, le più accessibili economicamente. Alla fine, la crisi ambientale ed energetica porterà comunque all’elettrificazione della mobilità europea. Programmi come “Fit for 55” sono probabilmente “l’ultima chance per invertire la rotta e limitare il ritardo accumulato”. Preoccupano però lo stesso ritardo delle Case europee e i “recenti venti populisti e anti-europeisti che caratterizzano non solo alcuni partiti politici, ma anche alcuni grandi player economici”. L’articolo completo è disponibile a questo link: https://lnkd.in/dU5HJdFN
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Quando nel 2015 ho provato la mia prima auto elettrica, una Tesla ovviamente, ero convinto che nel giro di qualche anno i produttori europei sarebbero arrivati con prodotti e soluzioni innovative. Uno dei miei soci, già allora mi faceva notare come in passato le rivoluzioni avessero sempre aperto la strada a nuovi player soppiantando i precedenti. Chi produceva carrozze non ha prodotto automobili, chi produceva macchine da scrivere non ha prodotto PC (Olivetti a parte mali è una lunga storia), chi faceva pellicole fotografiche non si è evoluto nel digitale e le grandi dei telefoni cellulari come Nokia e Motorola sono state travolte all'arrivo degli smartphone. In Europa e in Italia abbiamo competenze ed eccellenze ma abbiamo lasciato morire Energica che per prima al mondo ha prodotto moto elettriche stupende, chi è stato in EICMA ha visto cosa sta arrivando. Ho letto che BYD ha oltre 100.000 ingegneri che fanno ricerca, ingegnerizzazione, produzione ed i risultati si vedono. Quanti ingegneri sono impiegati nell'automotive in Europa? Quanti fanno ricerca e sviluppo? Quanti saranno gli ingegneri che usciti dal Politecnico di Milano e di Torino troveranno un lavoro stabile senza doversi trasferire in Estremo Oriente? (io non lo so ma sarei curioso di saperlo)
La crisi dell’auto è su tutti i giornali. Costruttori e Governi criticano l’Europa per la scelta di fermare le vendite di motori a benzina e diesel nel #2035 e passare all’#autoelettrica. Tuttavia “i segnali che il futuro del drive train andasse nella direzione dell’elettrico erano evidenti da almeno 6-7 anni prima” della formalizzazione del phase-out. Lo spiega il professor Francesco Zirpoli, direttore dell’Osservatorio TEA, nell’articolo “La tempesta perfetta sul settore auto” presentato all’evento “Quale finanza per la transizione alla mobilità elettrica?”, tenuto dal think tank ECCO a Milano. “I produttori europei, pur essendo dotati della tecnologia per competere sull’elettrificazione, hanno lasciato che i competitor USA (come Tesla) e asiatici avanzassero sull’offerta di prodotto, accumulando un ritardo sia in termini di offerta di prodotto, sia di sviluppo del processo produttivo”. “Il gap di costo tra le auto elettriche dei legacy car maker e di Tesla, BYD e altri produttori cinesi risiede principalmente nell’efficienza raggiunta nei processi produttivi”. Le differenze più evidenti si notano nel segmento delle auto di piccole dimensioni, le più accessibili economicamente. Alla fine, la crisi ambientale ed energetica porterà comunque all’elettrificazione della mobilità europea. Programmi come “Fit for 55” sono probabilmente “l’ultima chance per invertire la rotta e limitare il ritardo accumulato”. Preoccupano però lo stesso ritardo delle Case europee e i “recenti venti populisti e anti-europeisti che caratterizzano non solo alcuni partiti politici, ma anche alcuni grandi player economici”. L’articolo completo è disponibile a questo link: https://lnkd.in/dU5HJdFN
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Su Quotidiano Nazionale Network, io e Giulio Petrillo mettiamo in risalto come la transizione verso le auto elettriche richieda oggi importanti decisioni nella politica industriale sull'automotive, per ambire a mantenere il ruolo dell'Italia nel settore e i livelli occupazionali lungo la filiera. 👉🏻 Qui il link per visualizzarel'articolo: https://lnkd.in/dMXrUZC6
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Oggi la metà delle auto acquistate in Italia non è a motore termico: si tratta di veicoli ibridi (Mild, HEV e PHEV) e completamente elettriche (BEV). Questa tendenza, secondo il report di EY ‘’Automotive industry: an overview of recent dynamics’’, si consoliderà nei prossimi anni, dato che le automobili elettriche nel loro complesso, grazie al traino delle ibride, saranno protagoniste di un’enorme crescita entro il 2035, anno del ban delle auto a combustione interna. La svolta si verificherà tra il 2030 e il 2032 quando si passerà dal 96% al 100% di auto elettrificate. Certo, ad oggi, l’Italia sconta un ritardo rispetto a Francia e Germania sul full eletric, ma è all’avanguardia sugli alternative fuel. Basti pensare che il 6% di veicoli circolanti sono a Gpl contro lo 0,6% di Berlino e lo 0,5% di Parigi. Un’ulteriore conferma della solidità della transizione italiana verso una mobilità più sostenibile. Sul Il Sole 24 Ore mio commento sul futuro dell’auto elettrica in Italia: https://lnkd.in/dHtmAj5f Grazie ad Alberto Annicchiarico per l’interessante opportunità di conforto #ey #mobility #automotive
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Ci vuole coesione e chiarezza di intenti nel lungo periodo per sopravvivere a questo periodo di transizione e ricominciare a crescere!
La crisi dell’auto è su tutti i giornali. Costruttori e Governi criticano l’Europa per la scelta di fermare le vendite di motori a benzina e diesel nel #2035 e passare all’#autoelettrica. Tuttavia “i segnali che il futuro del drive train andasse nella direzione dell’elettrico erano evidenti da almeno 6-7 anni prima” della formalizzazione del phase-out. Lo spiega il professor Francesco Zirpoli, direttore dell’Osservatorio TEA, nell’articolo “La tempesta perfetta sul settore auto” presentato all’evento “Quale finanza per la transizione alla mobilità elettrica?”, tenuto dal think tank ECCO a Milano. “I produttori europei, pur essendo dotati della tecnologia per competere sull’elettrificazione, hanno lasciato che i competitor USA (come Tesla) e asiatici avanzassero sull’offerta di prodotto, accumulando un ritardo sia in termini di offerta di prodotto, sia di sviluppo del processo produttivo”. “Il gap di costo tra le auto elettriche dei legacy car maker e di Tesla, BYD e altri produttori cinesi risiede principalmente nell’efficienza raggiunta nei processi produttivi”. Le differenze più evidenti si notano nel segmento delle auto di piccole dimensioni, le più accessibili economicamente. Alla fine, la crisi ambientale ed energetica porterà comunque all’elettrificazione della mobilità europea. Programmi come “Fit for 55” sono probabilmente “l’ultima chance per invertire la rotta e limitare il ritardo accumulato”. Preoccupano però lo stesso ritardo delle Case europee e i “recenti venti populisti e anti-europeisti che caratterizzano non solo alcuni partiti politici, ma anche alcuni grandi player economici”. L’articolo completo è disponibile a questo link: https://lnkd.in/dU5HJdFN
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Auto elettriche e batterie, l'affanno dei produttori Questa settimana in primo piano. Il netto rallentamento delle vendite di auto elettriche in Europa sta minando già in partenza la possibilità per le aziende europee di cercare di recuperare terreno alle concorrenti cinesi, in netto vantaggio sia in termini di costi che dal punto di vista tecnologico. Secondo i dati di Acea nei primi 5 mesi del 2024 sono state vendute solo il 2% di auto elettriche in più rispetto a un anno prima – poco più di 550mila unità – e molte case automobilistiche stanno rivedendo a ribasso i piani (questa settimana è stato il turno di Mercedes, mentre Volkswagen annuncia la chiusura di una fabbrica in Europa). Questo sta inevitabilmente avendo un impatto sulle aziende europee che sviluppano e producono batterie per i motori elettrici. Il Financial Times ha sottolineato che queste società hanno già cancellato piani di investimento per circa 158 gigawattora di produzione prevista in Europa dall'inizio del 2024, progetti in grado di costruire batterie per circa 2 milioni di auto elettriche ogni anno. Sempre il quotidiano londinese ha evidenziato che circa la metà delle fabbriche di batterie annunciate in Europa (per una produzione complessiva di 1.280 GWh) è ad alto rischio di essere sottoutilizzata o di non essere costruita affatto entro il 2030. Lo scorso anno metà delle batterie utilizzate per veicoli elettrici venduti in Europa proveniva dalla Cina e le batterie cinesi sono un terzo più economiche di quelle di prodotta in Europa. Ma non tutti i costruttori asiatici se la passano bene. La sudcoreana Sk On – quarto produttore di batterie a livello mondiale – ha annunciato di essere in difficoltà dopo il decimo trimestre consecutivo in perdita.
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Il mercato delle auto elettriche si trova oggi in una fase di transizione ancora di difficile previsione. Da un lato, la politica e l’industria automobilistica puntano fortemente su questo settore. Importanti leader come Luca de Meo e Carlos Tavares sostengono che ormai l’evoluzione verso le auto elettriche è inevitabile. Tuttavia, dall’altro lato, le vendite effettive non riflettono ancora questo entusiasmo, soprattutto in paesi come l’Italia. Uno dei principali ostacoli è il prezzo elevato, che rende difficile per molte famiglie optare per un’auto completamente elettrica. Al momento, le ibride rappresentano una scelta intermedia più accessibile, anche se non saranno in linea con il bando europeo del 2035 che favorirà solo veicoli a emissioni zero.
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Da #Bmw al "profondo rosso" di #Stellantis passando da #Vw: nella lunga transizione all'#elettromobilità l'industria delle quattro ruote sembra essere finita in un vicolo cieco. Gli esperti del settore accusano: i grandi colossi non hanno capito per tempo i cambiamenti in atto. E all'orizzonte c'è la #Cina. Su Beemagazine il grande affresco dell'anno zero dell'automobile in #Europa. https://lnkd.in/dtrf4yys
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È vero che il futuro dell’auto dipende da alleanze strategiche, ma ciò che si nota meno sono le strategie legate a ciò che definirà il veicolo di domani: software e batterie. Sono ambiti nei quali le case automobilistiche tradizionali sono sorprendentemente in ritardo. L’industria automobilistica europea, che rappresenta il 7% del PIL della UE, non deve essere utilizzata in modo strumentale o ideologico. Occorrono pragmatismo e una visione strategica. È ormai evidente che il protezionismo, in un mercato globale, è una strada perdente. Saranno i giganti del software e delle batterie a definire le strategie future, ed è in quelle filiere che si giocherà il futuro della mobilità. Ed è proprio lì che si dovrebbe concentrare l’attenzione. #EV
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Condivido totalmente, bisognerebbe però a mio avviso fare un doppio ragionamento : da un lato come alzare il potere d'acquisto dei cittadini non a discapito di tasse e servizi pubblici che vanno garantiti sempre di più, sempre meglio e in modo più capillare; dall'altro perchè i cittadini possano permettersele e ammortizzare in modo credibile l'investimento che sta dietro un finanziamento, per esempio, occorre un accordo in stile Cina per diradare l'innovazione in modo cioè che vi sia il tempo congruo per assimilare l'innovazione di prodotto prima di "uscire" fuori con altri modelli. Questo che è un ragionamento sicuramente meno avido, tuttavia è più lungimirante e garantisce entrare stabili dal breve al medio e al lungo termine. Garantisce di educare i clienti alla buona cura e manutenzione del veicolo e consente un'economia collaterale su ricambi e meccatronica che oggi viene snobbata.